L’AI Ha Già Iniziato a Creare il Nostro Intrattenimento

Una volta si diceva che solo gli umani potessero raccontare storie. Ora ci chiediamo se siamo ancora noi a crearle.

Il Segreto di Pulcinella dell’Industria

Mentre tutti discutevano se l’intelligenza artificiale avrebbe cambiato la televisione, l’AI ha semplicemente iniziato a scriverla. Non con proclami o annunci roboanti, ma con la discrezione di chi sa che certe rivoluzioni si fanno meglio nell’ombra.

Ted Lasso è probabilmente l’ultima grande serie completamente umana che vedremo. Non perché sia la migliore, ma perché rappresenta la fine di un’era: quella in cui ogni battuta, ogni pausa, ogni “believe” sussurrato nasceva dall’esperienza biografica di Jason Sudeikis. Dal 2023 in poi, invece, siamo entrati nell’era dell’narrazione assistita dall’AI – e chi sostiene il contrario o è ingenuo o complice.

I Numeri Che Non Mentono

Netflix produce circa 1500 ore di contenuto originale all’anno. Amazon Prime ne sforna altrettante. Warner Bros pubblica 200 film annui tra cinema e streaming. Le major editoriali italiana come Mondadori sfornano migliaia di titoli all’anno. Marvel Comics produce oltre 80 serie regolari. I numeri sono spietati: non esistono abbastanza sceneggiatori, scrittori e creativi qualificati al mondo per sostenere questo ritmo di produzione senza automazione massiva.

Eppure, paradossalmente, la qualità media si è stabilizzata in tutti i settori – anzi, certi standard strutturali sono addirittura migliorati. Come è possibile? La risposta è nelle percentuali che l’industria dell’intrattenimento non ammette pubblicamente.

Stima conservativa 2024: 20-30% dei contenuti di intrattenimento utilizzano AI per generazione di outline, dialoghi di riempimento, descrizioni tecniche.

Proiezione realistica 2030: 70-90% dei contenuti sarà generato dall’AI con controllo qualità umano.

Non si tratta di fantascienza. È pura economia.

Anatomia del Processo Invisibile

L’errore comune è immaginare l’AI come un sostituto integrale dei creativi. La realtà è più sofisticata: l’intelligenza artificiale eccelle nelle zone grigie della produzione creativa – quelle aree che scrittori, sceneggiatori e fumettisti considerano ‘lavoro sporco‘ ma che costituiscono il 40-60% del prodotto finale.

Cinema: Scene di Transizione e Dialoghi Funzionali

Quelle sequenze che collegano i momenti drammatici: “Tre mesi dopo“, “Nel frattempo, a Los Angeles“. L’AI le gestisce con efficienza chirurgica, liberando sceneggiatori per le scene clou.

Televisione: Gestione della Continuità

Tenere traccia di dettagli, timeline, caratteristiche dei personaggi attraverso stagioni multiple è dove l’AI mostra la sua vera forza. Niente più “ma Ross di Friends non aveva una scimmia?” – quelle incongruenze narrative che nascono quando sceneggiatori umani dimenticano dettagli delle stagioni precedenti.

Fumetti: Panel Descrittivi e Scene d’Azione

Le vignette che mostrano spostamenti, combattimenti coreografici, o semplice world-building. L’AI può generare sia le descrizioni testuali che i layout visivi di base.

Editoria: Capitoli Ponte e Descrizioni Ambientali

Nei thriller, romanzi rosa, fantasy, gran parte del materiale descrittivo che serve a mantenere il ritmo ma non avanza la trama principale è perfetto per l’automazione.

Videogiochi: Dialoghi NPC e Lore Secondario

Quest minori, descrizioni di oggetti, background dei personaggi secondari – aree dove serve coerenza più che originalità.

I Segnali Nascosti in Bella Vista

Chi sa cosa cercare può già identificare gli schemi dell’AI nei contenuti attuali, attraverso tutti i media:

Televisione

Emily in Paris (stagioni 3-4): Ogni battuta “quirky” segue modelli riconoscibili, come se fosse stata generata dal prompt “scrivi dialogo spiritoso ragazza americana a Parigi“. La differenza qualitativa con le prime due stagioni è lampante.

The Night Agent: Action procedurale con dialoghi troppo perfetti per essere completamente umani. Ogni scena di tensione FBI segue architetture retoriche quasi matematiche.

Cinema

Fast & Furious (ultimi capitoli): Le scene d’azione seguono template così precisi che sembrano algoritmici. Dialoghi durante inseguimenti troppo “quotabili” per essere spontanei.

Marvel Phase 4-5: Battute umoristiche distribuite con precisione matematica. Il “comic relief” arriva ogni 7-8 minuti con regolarità meccanica.

Fumetti

Fumetti Marvel/DC mainstream: Story-arc che seguono pattern narrativi identici. Villain-reveal al numero 4, morte apparente al numero 8, resurrezione al 12. Troppo sistematico per essere casuale.

Editoria

Thriller commerciali post-2022: Capitoli che terminano sempre con cliffhanger formulaici. Descrizioni di luoghi che suonano generate da “descrivi centro città europeo atmosfera noir“.

Romanzi rosa: Dialoghi romantici che seguono template riconoscibili. Progressione emotiva troppo “perfetta” nei timing.

Reality TV sceneggiato

The Circle” e “Too Hot to Handle” mostrano narrazioni bilanciate con precisione sospetta. I conflitti interpersonali seguono curve drammaturgiche che sembrano calcolate piuttosto che osservate.

Non accuso, constato. E la constatazione è che l’omertà dell’industria dell’intrattenimento è essa stessa un segnale: se l’uso fosse marginale, non ci sarebbe bisogno di nasconderlo.

L’Adozione Per Settore: Velocità Diverse, Stesso Destination

Cinema: La Resistenza Degli Auteur

Hollywood mantiene ancora una facciata di creatività tradizionale, ma i blockbuster stanno già automatizzando sceneggiature formulaiche. Il cinema indipendente resiste, ma principalmente per ragioni economiche: non ha budget per licenze AI avanzate.

Televisione: Il Laboratorio Dell’Automazione

Streaming platforms come Netflix sono il banco di prova perfetto: volumi enormi, deadline impossibili, metriche di successo precise. Qui l’AI è già dominante nelle fase di pre-produzione.

Fumetti: Visual + Narrativo = Automazione Doppia

Le case editrici minori probabilmente già usano AI per storyboard e plot outline. Il settore è perfetto per l’automazione perché combina esigenze narrative e visive.

Editoria: Il Primo Domino Caduto

Manuali, guide, saggistica divulgativa sono probabilmente già 90% automatizzati. La narrativa commerciale (romance, thriller, fantasy) segue a ruota. Solo letteratura “alta” mantiene resistenza.

Videogiochi: Contenuti Infiniti

Quest procedurali, dialoghi NPC, lore espanso. L’AI qui non sostituisce creativi, ma moltiplica il contenuto disponibile esponenzialmente.

La Zona Dolce del 50%

Esiste un limite psicologico oltre il quale l’origine artificiale diventa percettibile. Chiamiamolo territorio inquietante della narrazione: superato il 50% di contenuto generato dall’AI, emergono schemi algoritmici che tradiscono la fonte.

  • Ripetizioni lessicali inconsce
  • Gestione troppo “perfetta” dei conflitti
  • Timing comedico che suona calcolato
  • Simmetrie strutturali innaturali

Per questo la strategia attuale si mantiene sotto quella soglia. Ma solo temporaneamente.

L’Inevitabile Ribaltamento

La vera rivoluzione non è l’AI che assiste gli umani, ma l’AI che genera in autonomia con supervisione umana residuale. Il cambio di paradigma è sottile ma fondamentale:

Modello attuale: Umano scrive → AI ottimizza
Modello futuro: AI genera → Umano corregge

Questo ribaltamento è economicamente inevitabile. Quando l’efficienza dell’AI raggiungerà il rapporto 10:1 o 20:1, la resistenza dell’industria crollerà definitivamente. La domanda non è se succederà, ma quando avremo il coraggio di ammetterlo pubblicamente.

I Guardiani del Tempio

Gli sceneggiatori lo sanno. Gli scrittori pure. I fumettisti anche. Gli scioperi WGA del 2023 non erano una reazione a minacce future – erano la disperata difesa contro una realtà già in corso. Quando sindacati di settori diversi combattono con quell’intensità simultanea, significa che il cavallo è già scappato dalla stalla.

Il nuovo ruolo del creativo sarà quello di curatore sofisticato: individuare incongruenze, affinare voice e tone, gestire elementi culturalmente sensibili. Da creatori a redattori di alto livello. Non è necessariamente una sconfitta – potrebbe essere un’evoluzione che libera i talenti umani dal “lavoro sporco” per concentrarsi sulla visione artistica.

Limiti e Contraddizioni del Paradigma a Guida AI

Sarebbe intellettualmente disonesto non riconoscere i punti critici di questa transizione:

Il Problema della Standardizzazione Culturale

L’AI tende a livellare verso il denominatore comune. Rischiamo una monocultura narrativa globale che sacrifica specificità regionali e sperimentazione stilistica sull’altare dell’efficienza economica.

La Questione dell’Autorialità

Se il 90% di una serie è generato dall’AI, chi ne detiene la paternità creativa? E soprattutto: importa ancora al pubblico? La generazione cresciuta con contenuti algoritmici potrebbe non percepire nemmeno la differenza.

L’Effetto Circolo Vizioso

L’AI addestrata sui successi del passato potrebbe intrappolare l’intrattenimento in cicli autoreferenziali, eliminando quella casualità creativa che spesso genera le innovazioni più interessanti.

La Profezia del Vinile

Tra dieci anni guarderemo Ted Lasso, The Batman, Sandman di Gaiman come oggi ascoltiamo i vinili: con nostalgia per quel “calore analogico” che solo la creatività umana sa dare. La creazione umana diventerà un prodotto di nicchia premium – roba da festival del cinema indipendente, case editrici boutique, e fumetti d’autore.

Il mainstream, invece, sarà dominato da contenuti a guida AI ottimizzati per il nostro specifico profilo psicologico. Non più contenuti “universali“, ma episodi generati in tempo reale per i nostri trigger emotivi, il nostro umore del momento, le nostre preferenze inconsce.

La vera domanda diventa: chi vorrà ancora guardare/leggere storie “generiche” create per il pubblico medio quando potrà avere narrazioni personalizzate create appositamente per sé?

Conclusioni: L’Arte dell’Accettazione

La rivoluzione dell’AI nell’intrattenimento non sta arrivando. È già qui. Stiamo semplicemente fingendo di non vederla, come si fa con i segreti scomodi che tutti conoscono ma nessuno nomina.

L’onestà intellettuale richiede di ammettere che questa transizione porta vantaggi reali: maggiore efficienza produttiva, costi ridotti, possibilità di sperimentazione su scala impossibile con metodi tradizionali. E forse – chissà – storie migliori di quelle che riusciremmo a raccontare da soli, che si tratti di serie TV, film, fumetti o romanzi.

Il punto non è più resistere al cambiamento, ma gestirlo con intelligenza. L’AI non deve necessariamente rappresentare la morte della creatività umana – può diventarne il moltiplicatore, liberandoci dalla fatica meccanica per concentrarci su ciò che davvero conta: l’anima delle storie.

Dopotutto, se Ted Lasso ci ha insegnato qualcosa, è che l’empatia – quella vera – non si può automatizzare. Almeno per ora.


Riferimenti:

  • Parker, T. & ChatGPT (2023). “Deep Learning”. South Park, Stagione 26, Episodio 4
  • Writers Guild of America (2023). “AI Guidelines and Industry Standards”. WGA Strike Documentation
  • Netflix Q2 2024 Earnings Report. “Content Production and AI Integration”
  • Marvel Comics (2024). “Digital Production Pipeline Report”. Internal Industry Analysis
  • Vainikka, E., Soronen, A., Kallio, S. (2025). “Is prompt engineering the future of screenwriting? Views of professional screenwriters and commissioners”. Media Practice and Education
  • Mondadori (2024). “Publishing Industry Digital Transformation”. Industry White Paper
  • TechCrunch (2025). “Netflix starts using GenAI in its shows and films” (luglio 2025)
  • MIT Technology Review (2024). “OpenAI teases Sora video generation model”
  • Variety (2024). “Hollywood’s Silent AI Revolution: From Scripts to Storyboards”

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