da Anselmo a Plantinga

La metamorfosi dell’argomento ontologico.

Come un monaco medievale e un filosofo americano hanno litigato con Kant sull’esistenza di Dio

Immaginate di dover dimostrare che Dio esiste usando solo la logica, senza bisogno di miracoli, testimonianze o prove scientifiche. Sembra impossibile? Eppure per quasi mille anni i filosofi ci hanno provato, e la loro storia è piena di colpi di scena degni di un thriller intellettuale.

La versione più moderna e sofisticata di questa “prova logica” è stata inventata dal filosofo americano Alvin Plantinga negli anni ’70. Ma per capire la sua genialità (e i suoi problemi), dobbiamo partire dall’inizio della storia.

Sant’Anselmo e l’idea geniale (1033-1109)

Tutto inizia con un monaco benedettino di nome Anselmo, che nel 1078 ha un’intuizione che cambierà per sempre la filosofia. Mentre pregava nel suo monastero, gli viene in mente questo ragionamento:

“Dio è l’essere più perfetto che si possa immaginare. Ma se Dio esistesse solo nella mia mente e non nella realtà, allora potrei immaginare qualcosa di ancora più perfetto: un Dio che esiste davvero! Siccome questo è impossibile (Dio deve essere il massimo della perfezione), allora Dio deve esistere per forza.”

È un argomento brillante nella sua semplicità. Anselmo sostanzialmente dice: “Se riesco anche solo a pensare a Dio, allora Dio esiste automaticamente.” Per secoli, i filosofi più importanti come Cartesio e Leibniz hanno trovato questo ragionamento irresistibile.

Kant demolisce tutto (1724-1804)

Ma nel 1781 arriva Immanuel Kant, il filosofo tedesco che aveva il talento di rovinare le feste agli ottimisti. Nella sua Critica della Ragion Pura, Kant distrugge l’argomento di Anselmo con una semplicità devastante:

L’esistenza non è una qualità come le altre. Quando dico che una cosa esiste, non sto aggiungendo nessuna caratteristica a quella cosa. Cento euro veri non sono più ‘euro’ di cento euro immaginari – la differenza è che i primi li posso spendere, i secondi no.”

Kant sostanzialmente dice: “Non puoi far saltare fuori l’esistenza dal cappello del pensiero. Il fatto che un’idea sia logicamente perfetta non significa che corrisponda a qualcosa di reale.”

Con questa critica, Kant sembra aver chiuso per sempre il dibattito. L’argomento ontologico finisce nel museo delle curiosità filosofiche.

Un equivoco da chiarire: Tommaso d’Aquino

Prima di proseguire, dobbiamo sfatare un mito comune. Molti pensano che anche Tommaso d’Aquino (il grande filosofo medievale) abbia usato questo tipo di argomento. In realtà è il contrario!

Tommaso critica duramente l’argomento di Anselmo e dice: “Per dimostrare che Dio esiste, devi partire dalle cose che vedi nel mondo (il movimento, le cause, ecc.), non dai concetti astratti.” Tommaso è più d’accordo con Kant di quanto sembri.

Plantinga: il contrattacco del XX secolo

Quando sembrava che l’argomento ontologico fosse morto e sepolto, negli anni ’70 arriva Alvin Plantinga con una mossa geniale. Invece di attaccare Kant frontalmente, lo aggira usando una nuova invenzione della filosofia moderna: la logica modale.

Ma cos’è la logica modale? È un modo di ragionare che non considera solo il vero e il falso, ma anche:

  • Le cose che sono necessariamente vere (come “2+2=4”)
  • Le cose che sono possibilmente vere (come “domani pioverà”)
  • Le cose che sono impossibili (come “i triangoli quadrati”)

Il nuovo argomento: da possibile a necessario

Plantinga riformula l’argomento così:

  1. È possibile che esista un essere “massimamente grande” (cioè onnipotente, onnisciente e perfettamente buono in tutti i mondi possibili)
  2. Se un essere “massimamente grande” è anche solo possibile, allora deve esistere necessariamente
  3. Quindi, questo essere esiste nel nostro mondo

Ma perché dovrebbe funzionare il passaggio dal punto 1 al punto 2? Ecco l’intuizione di Plantinga: se Dio è davvero perfetto, allora la sua esistenza non può dipendere dal caso. Un Dio che esistesse solo “per fortuna” in alcuni mondi possibili non sarebbe il massimo della perfezione. Quindi, se è anche solo possibile che Dio esista, allora deve esistere necessariamente.

È come dire: “Se è possibile che esista qualcosa che non può non esistere, allora quella cosa esiste davvero.”

Il trucco geniale: spostare il problema

Ma ecco la vera astuzia di Plantinga. Lui non dice: “Ho dimostrato che Dio esiste, convertitevi tutti!” Invece dice qualcosa di più furbo: “Ho dimostrato che credere in Dio è razionale. Se non riuscite a dimostrare che il mio ragionamento è logicamente impossibile, allora dovete ammettere che il teismo è una posizione intellettualmente rispettabile.”

È un po’ come se in un dibattito invece di dover convincere tutti che hai ragione, riuscissi a spostare la discussione sul fatto che la tua posizione è almeno ragionevole. Molto più facile!

I problemi dell’argomento

Naturalmente, i filosofi hanno trovato diversi punti deboli:

Il problema della definizione circolare: Plantinga definisce “massimamente grande” come “ciò che esiste necessariamente in ogni mondo possibile.” Ma allora sta praticamente dicendo: “Se è possibile che esista qualcosa che esiste necessariamente, allora esiste necessariamente.” Non è un po’ come barare?

Il problema delle parodie: Il filosofo Michael Martin ha mostrato che con la stessa logica potresti “dimostrare” l’esistenza di fate magiche, unicorni, o qualsiasi cosa ti inventi, purché la definisci come “massimamente grande.”

Il problema dell’equivalenza: Se è possibile che Dio esista necessariamente, perché non dovrebbe essere altrettanto possibile che Dio non esista necessariamente?

Kant non è stato battuto

Contrariamente a quello che dicono alcuni, Plantinga non ha “sconfitto” Kant. Anzi, in un certo senso gli ha dato ragione. Quando Plantinga ammette che il suo argomento non è una “prova” ma una dimostrazione di “compatibilità razionale,” sta riconoscendo che dal pensiero non si può dedurre l’essere.

La differenza è che Kant diceva: “Quindi la metafisica è impossibile,” mentre Plantinga dice: “Quindi la metafisica è opzionale.” È come la differenza tra “Non puoi guidare senza patente” e “Puoi scegliere se prendere la patente o no.”

Come hanno reagito i filosofi?

La cosa interessante è che le reazioni all’argomento di Plantinga non hanno seguito la divisione credenti/non credenti. Molti filosofi cristiani (soprattutto quelli di tradizione tomista) lo criticano perché preferiscono argomenti basati sull’esperienza del mondo reale piuttosto che sui giochi di logica.

Dall’altra parte, alcuni filosofi atei hanno riconosciuto che l’argomento è tecnicamente ben costruito, anche se non li convince. Il vero spartiacque è tra chi pensa che la logica modale sia uno strumento utile per capire la realtà e chi la considera un gioco intellettuale senza valore pratico.

La lezione finale

L’argomento di Plantinga rappresenta una trasformazione straordinaria. Da “prova medievale dell’esistenza di Dio” è diventato “strategia moderna per difendere la razionalità del credere.”

Non è più: “Dio esiste perché il ragionamento lo dimostra” Ma: “Credere in Dio è razionale perché non riuscite a dimostrare che il concetto è assurdo”

Questa evoluzione riflette un cambiamento più generale nella filosofia moderna: invece di cercare certezze assolute, cerchiamo di capire quali posizioni sono ragionevolmente sostenibili.

E forse è proprio questo il motivo per cui l’argomento continua ad affascinare i filosofi: non perché risolva il mistero dell’esistenza di Dio, ma perché ci insegna come convivere con i misteri irrisolvibili usando gli strumenti della ragione.

Per riflettere

L’argomento ontologico ci pone domande che vanno oltre la religione:

  • Cosa significa che qualcosa “esiste”?
  • Il nostro pensiero può dirci qualcosa sulla realtà?
  • Quando una credenza è “razionale” anche senza prove definitive?

Sono domande che riguardano tutto: dalla scienza alla politica, dall’amore all’arte. E per questo, un argomento nato nelle celle di un monastero medievale continua a essere sorprendentemente attuale.


Per saperne di più:

  • Anselmo d’Aosta, Proslogion (1078) – L’argomento originale
  • Kant, Critica della Ragion Pura (1781) – La critica famosa
  • Plantinga, The Nature of Necessity (1974) – La versione moderna
  • Oppy, Ontological Arguments and Belief in God (1995) – Una critica contemporanea

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