Quando i VERI Computer Portavano le Gonne

Un viaggio ironico nell’era in cui il calcolo era questione di materia grigia (umana)

Immagina di dover calcolare l’orbita di una cometa con carta e penna. Non una cometa qualsiasi, ma Halley, quella che passa ogni 76 anni circa e che all’epoca rappresentava un enigma matematico di proporzioni cosmiche. Mentre tu stai ancora cercando di ricordare come si facevano le divisioni a mano, tre francesi – tra cui una donna! – hanno già trascorso sei mesi a calcolare l’influenza gravitazionale di Giove e Saturno sull’orbita della cometa, sbagliando la previsione del suo ritorno di appena un mese.

Benvenuti nell’era in cui i computer erano persone in carne e ossa – non dispositivi elettronici che si possono maledire quando crashano o riavviare quando si bloccano. Un’epoca magnificamente documentata nel libro “When Computers Were Human” di David Alan Grier.

Prima che “riavviare” fosse un’opzione…

Prima di proseguire, facciamo un piccolo esperimento mentale: pensa a quanto tempo impieghi oggi per calcolare la radice quadrata di 9.678.321.

  • Con una calcolatrice: 0,2 secondi
  • Con uno smartphone: il tempo di aprire l’app (3 secondi)
  • Con un computer umano nel 1800: circa 15-20 minuti (se era bravo)

E se invece di una semplice radice quadrata si trattasse di calcolare le perturbazioni orbitali di un corpo celeste? Settimane o mesi di lavoro ininterrotto. Ecco perché occorrevano team di “computer umani”.

La nonna che calcolava (e che avrebbe potuto essere un’astrofisica)

Grier inizia la sua narrazione con un ricordo personale: sua nonna, formata come “computer umano” negli anni ’20, gli confida “Vorrei aver usato il mio calcolo“. Dietro questa frase apparentemente innocua si nasconde la storia di generazioni di donne colte che trovarono nel calcolo scientifico l’unica porta d’accesso a un mondo scientifico altrimenti precluso.

Non erano robot in gonnella, ma persone istruite che in altre circostanze avrebbero potuto essere scienziate a pieno titolo. Invece, si ritrovarono a svolgere il lavoro “meccanico” che nessun uomo voleva fare: calcoli ripetitivi, noiosi, estenuanti, ma fondamentali per il progresso scientifico.

La cometa di Halley: il fil rouge celeste

Ciò che rende il libro di Grier brillante (oltre al contenuto) è la sua strutturazione attorno alle apparizioni della cometa di Halley – una sorta di orologio cosmico che scandisce l’evoluzione del calcolo scientifico:

  • 1758: Nicole-Reine Lepaute e due colleghi maschi calcolano a mano l’orbita, basandosi sulle leggi di Newton
  • 1835: I “figli di Adam Smith” applicano la divisione del lavoro al calcolo scientifico
  • 1910: Si spezza l’ellisse perfetta con nuove tecniche computazionali
  • 1986: Un computer UNIVAC sostituisce decine di persone in carne ed ossa

Fun fact: Per calcolare il ritorno della cometa nel 1758, Lepaute e colleghi lavorarono così intensamente che Lalande (uno dei matematici) ricordò: “Per sei mesi abbiamo fatto calcoli dall’alba al tramonto, a volte anche durante i pasti… L’aiuto dato da Mme. Lepaute fu tale che senza di lei non sarei stato in grado di completare un’impresa così colossale“. E voi che vi lamentate quando Excel impiega 5 secondi ad aprirsi!

Il paradosso del computer al femminile

È ironico che oggi le donne debbano lottare per l’uguaglianza nella Silicon Valley, quando un tempo erano considerate ideali per il lavoro di computazione. Perché?

  1. Costavano meno (metà dello stipendio di un uomo per lo stesso lavoro)
  2. Erano considerate più pazienti e precise
  3. Avevano meno opportunità altrove

L’Osservatorio di Harvard, ad esempio, assunse team interamente femminili che catalogarono stelle, scoprirono nuove galassie e addirittura la Nebulosa Testa di Cavallo. Il direttore Edward Pickering era noto per dire che le sue “computer” erano più affidabili degli uomini, ma pagava loro 25 centesimi all’ora contro il dollaro degli assistenti maschi.

Quando gli scienziati non si fidavano delle macchine

Negli anni ’50, la NASA iniziò a lavorare con quelli che oggi conosciamo come computer elettronici. Ma qui viene il bello: la maggior parte degli ingegneri e scienziati maschi non si fidava di queste macchine, ritenendole inaffidabili rispetto ai calcoli umani.

Considerando la programmazione “lavoro da donne”, gli uomini consegnarono i nuovi IBM alle donne del JPL (Jet Propulsion Laboratory), offrendo loro un’opportunità unica di imparare a programmare. Ironia della sorte: ciò che era considerato lavoro “inferiore” divenne la competenza più preziosa dell’era digitale.

Un aneddoto divertente: Un gruppo di programmatrici del JPL divenne così affezionato al proprio IBM 1620 da soprannominarlo “CORA” e assegnargli un ufficio tutto suo. È come chiamare “Roberto” il tuo iPhone – ma a differenza di Siri, CORA non rispondeva alle domande.

Calcolando la guerra

Durante la Seconda Guerra Mondiale, i “computer umani” vissero il loro momento di massimo splendore e al contempo l’inizio della loro fine. Le armi erano diventate così avanzate che le macchine tabulatrici furono spinte al limite, accelerando lo sviluppo dei primi calcolatori elettronici.

Unità di misura curiosa: negli anni ’40, i membri del Applied Mathematics Panel coniarono il termine “kilogirl” per rappresentare circa mille ore di lavoro computazionale. Un supercomputer moderno può eseguire in un microsecondo ciò che richiedeva un “kilogirl” intero.

La metafora che non ti aspetti

Grier utilizza una metafora potente: i computer umani sono come artigiani qualificati sostituiti dalla rivoluzione industriale. La differenza? Gli artigiani persero il lavoro, ma mantennero l’identità professionale. I computer umani persero anche il nome, “ceduto” alle macchine che li sostituirono.

È come se oggi chiamassimo “cuochi” i forni a microonde o “artisti” le stampanti 3D.

Conclusione: oltre la nostalgia

Il libro di Grier non è un esercizio di nostalgia tecnologica o una lamentela sul progresso. È piuttosto un’esplorazione di come l’elemento umano rimanga centrale anche nelle più avanzate conquiste tecnologiche.

Mentre guardiamo all’intelligenza artificiale e ai computer quantistici, vale la pena ricordare che dietro ogni innovazione ci sono persone reali – e che una volta, non troppo tempo fa, “fare un calcolo” significava chiamare Margaret in ufficio piuttosto che premere F9 su Excel.

La prossima volta che il vostro computer si bloccherà, ricordatevi che un tempo “riavviare il computer” significava offrire una tazza di caffè a qualcuno che aveva passato le ultime otto ore a sommare colonne di numeri. E probabilmente quel “computer” vi avrebbe chiesto anche un biscotto.


Chicche dal libro che non potete perdervi:

  • La descrizione del “giant computing room” della Works Progress Administration durante la Grande Depressione (immaginate una stanza grande quanto un campo da basket piena di persone che calcolano)
  • Il racconto di come Katherine Johnson (già celebre grazie al film “Hidden Figures”) calcolò a mano la traiettoria per lo storico volo di John Glenn
  • La storia della nonna dell’autore che, nonostante la laurea in matematica, non trovò altra strada che diventare una “calcolatrice umana”
  • Il confronto tra i “computer” di diverse epoche e come cambiò la loro percezione sociale: da prestigiosi astronomi a impiegati d’ufficio fino all’estinzione finale

Riferimenti:

[1] Grier, D. A. (2005). When Computers Were Human. Princeton University Press.

[2] Cosmos Magazine. (2018). The comet calculator: Nicole-Reine Lepaute. https://cosmosmagazine.com/science/mathematics/the-comet-calculator-nicole-reine-lepaute/

[3] Wikipedia. (2025). Halley’s Comet. https://en.wikipedia.org/wiki/Halley’s_Comet

[4] HISTORY. (2025). Human Computers: The Early Women of NASA. https://www.history.com/articles/human-computers-women-at-nasa

[5] Smithsonian Magazine. (2019). The Gendered History of Human Computers.

[6] National Academies Press. (n.d.). Halley’s Quest. https://nap.nationalacademies.org/read/10751/chapter/13

[7] ScienceDirect. (n.d.). Human computers: the first pioneers of the information age. https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0160932700013387

Leave a comment


Benvenuto su Salahzar.com

Qui trovi analisi critiche sull’intelligenza artificiale e le sue implicazioni sociali, scritte da chi viene da una impostazione umanistica e ha passato vent’anni a costruire mondi virtuali prima che diventassero “metaverso”.

Niente hype da Silicon Valley o entusiasmi acritici: sul tavolo ci sono le contraddizioni dell’innovazione tecnologica, i suoi miti fondativi, le narrazioni che usiamo per darle senso. Dai diari ucronici (storie alternative come strumento per capire i nostri bias cognitivi) alle newsletter settimanali sugli sviluppi dell’AI che richiedono aggiornamenti continui perché i trimestri sono già preistoria.

Se cerchi guide su come “fare soldi con ChatGPT” o liste di prompt miracolosi, sei nel posto sbagliato. Se invece ti interessa capire cosa sta succedendo davvero – tra hype, opportunità concrete e derive distopiche – sei nel posto giusto.

Umanesimo digitale senza retorica, analisi senza paternalismi, ironia senza cinismo.


Join the Club

Stay updated with our latest tips and other news by joining our newsletter.