AI Generativa e Umanesimo Digitale

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Come Rimanere Umani nell’Era delle Macchine Pensanti

Un piccolo podcast grazie alle capacita’ di notebookLM che e’ tornato a fare podcast in italiano:

Introduzione

Viviamo in un’epoca in cui le macchine sembrano pensare, creare e persino comprendere. Con l’avvento di sistemi di Intelligenza Artificiale generativa come ChatGPT, Midjourney e DALL-E, ci troviamo di fronte a uno spartiacque tecnologico che solleva interrogativi non solo tecnici, ma profondamente antropologici. Si tratta di una rivoluzione che, come direbbe Umberto Eco, ci costringe a ripensare il nostro posto nel mondo: non più unici detentori dell’intelligenza creativa, ma forse mentori di qualcosa che sta imparando a imitarci con inquietante precisione.

L’Umanesimo Digitale emerge in questo scenario come bussola concettuale per orientarci: non si tratta di un semplice campo di studio, ma di un approccio critico che cerca di riproporre, nell’epoca dei bit, quella centralità dell’umano che caratterizzò il Rinascimento italiano. Proprio come Leonardo e Pico della Mirandola riposizionarono l’uomo al centro dell’universo dopo i secoli medievali, oggi siamo chiamati a riaffermare il primato della persona nel vortice dell’innovazione tecnologica.

Ma come interpretare questi strumenti che sembrano attingere dal nulla per creare opere d’ingegno? E soprattutto, come preservare la specificità dell’esperienza umana di fronte a simulacri sempre più convincenti di intelligenza e creatività?

La Natura dell’AI Generativa: Tra Simulacro e Realtà

L’essenza di sistemi come ChatGPT e altri modelli linguistici di ultima generazione merita un’analisi approfondita, che vada oltre la meraviglia iniziale per le loro capacità generative. Questi sistemi, spesso accolti come “intelligenze” alla stregua di quella umana, rappresentano in realtà una simulazione basata su raffinate tecniche statistiche e probabilistiche. Non producono dal nulla, ma rielaborano e ricompongono frammenti estrapolati da miliardi di testi umani attraverso sofisticati algoritmi di apprendimento automatico.

Come osserva Luciano Floridi, filosofo di Oxford tra i massimi esperti di etica dell’informazione, questo tipo di intelligenza artificiale presenta una fondamentale distinzione ergologica rispetto all’umano: è priva di un corpo in “situazione”, manca dell’apparato strumentale che sente e che si adatta continuamente alle esperienze vissute. Floridi, teorizzando un “Umanesimo dell’altro bit”, sottolinea come il digitale possa paradossalmente ricordarci l’importanza della relazione con l’altro, in un’epoca in cui la rete sembra promuovere soprattutto il culto dell’ego.

La particolarità dell’intelligenza umana risiede proprio nell’inscindibile connessione tra corpo, mente e cervello, che interagiscono dinamicamente con il mondo fisico e sensoriale. Un calcolatore, per quanto avanzato, può elaborare informazioni a velocità impressionanti, ma opera in un regime completamente diverso dall’esperienza umana: può generare testi che imitano la creatività, ma senza possedere intenzionalità o autoconsapevolezza.

Le Sfide Etiche dell’AI Generativa e la Risposta dell’Umanesimo Digitale

La rapida diffusione dei sistemi di AI generativa solleva interrogativi che trascendono la mera dimensione tecnologica per abbracciare quella etica, sociale e antropologica. Come evidenziato negli studi più recenti sull’Umanesimo Digitale, la vera sfida del nostro secolo non riguarda tanto la tecnologia in sé, quanto l’etica. La pervasività di questi strumenti non è neutrale; essi plasmano il nostro modo di comunicare, di percepire la realtà e persino la nostra visione del mondo.

Tra le principali preoccupazioni emergono:

  1. Il controllo umano e il rischio algocrazia: Chi definisce i criteri e le regole che governano questi sistemi? Come possiamo evitare che l’automatismo decisionale dei software prevalga sulla deliberazione umana? Il filosofo Julian Nida-Rümelin ha coniato il termine “algoretica” per indicare la necessità di un’etica specifica per le tecnologie digitali, capace di limitare il dominio delle macchine e garantire che la decisione ultima rimanga saldamente in mani umane.
  2. L’impatto sull’identità e le relazioni: Nel 2020, all’Università La Sapienza di Roma, è nato il primo corso di laurea italiano in Filosofia e Intelligenza Artificiale, un segnale dell’urgenza di formare figure capaci di affrontare le sfide etiche e sociali del digitale con un approccio interdisciplinare. Le tecnologie ridefiniscono il senso della presenza e della compresenza, influenzando profondamente come costruiamo la nostra identità e viviamo le relazioni. Il filosofo Emmanuel Lévinas potrebbe aiutarci a comprendere questo fenomeno con la sua “epifania del viso dell’altro”, che ci richiama alla responsabilità oltre l’imperialismo dell’io.
  3. Lavoro e creatività: Secondo le stime dell’OCSE, la spesa globale per l’intelligenza artificiale ha superato i 110 miliardi di dollari nel 2024, con un impatto crescente sul mercato del lavoro. L’AI generativa può automatizzare compiti ripetitivi, ma fatica a generare pensieri davvero originali, non possedendo coscienza o conoscenza intuitiva. Come sottolinea Noam Chomsky, “la mente umana è un sistema sorprendentemente efficiente ed elegante che opera con una quantità limitata di informazioni. Non cerca di dedurre correlazioni brutali dai dati, ma cerca di creare spiegazioni”.
  4. Affidabilità e verità: I testi prodotti dall’AI generativa, pur nella loro apparente competenza, possono contenere errori o allucinazioni (confabulazioni). Essendo basati su modelli statistici, mancano di una comprensione intrinseca e della capacità di distinguere la verità dall’errore come farebbe un essere umano. Questo rende cruciale la capacità umana di valutare criticamente le informazioni.

Verso un Nuovo Rinascimento Digitale

L’Umanesimo Digitale ci invita a un equilibrio critico: né demonizzare né divinizzare la tecnologia, ma integrarla in una visione che mantenga la persona al centro. Riprendendo lo spirito dell’Umanesimo rinascimentale che mise l’uomo al centro del mondo, l’Umanesimo Digitale propone di mettere l’uomo al centro del digitale.

Brunello Cucinelli, imprenditore illuminato che ha fatto dell’umanesimo il cardine della sua filosofia aziendale, parla di “umanesimo contemporaneo” come fusione di tecnologia e valori umanistici: “Non riesco a immaginare un progresso tecnologico che non tenga conto dell’etica e della dignità umana”.

Questo approccio richiede un’azione educativa ampia che vada oltre il mero apprendimento tecnico. In un’epoca in cui l’attività intellettuale è sempre più mediata dalle macchine, diventa essenziale sviluppare una consapevolezza digitale basata sulla transdisciplinarità. Come insegnava Humphry Davy, scienziato e poeta tra Settecento e Ottocento, occorre nutrire l’immaginazione cercando analogie tra campi diversi del sapere e fondendo insieme tecnologia e umanesimo.

L’obiettivo non è potenziare la tecnologia fine a se stessa, ma la sua utilità nei confronti dell’uomo, assistendo le persone in modo positivo e rispettoso della loro dignità, complessità e autodeterminazione. Occorre creare strutture sociali che rappresentino la sensibilità etica di utenti ed educatori, guidando lo sviluppo tecnologico verso il bene comune.

Conclusione

L’AI generativa rappresenta un formidabile banco di prova per la nostra capacità di governare la tecnologia mantenendo saldo il legame con la nostra umanità. Come osserva Charles Percy Snow nel suo saggio “Le due culture”, la tradizionale separazione tra cultura umanistica e scientifica deve essere superata per affrontare le sfide contemporanee.

L’Umanesimo Digitale ci ricorda che, dietro ogni tecnologia, c’è sempre l’uomo, con la sua responsabilità di modellare e gestire questi strumenti affinché servano l’umanità. Il futuro non sarà determinato dagli algoritmi, ma dalla nostra capacità di guidare lo sviluppo tecnologico con discernimento e valori umani, mantenendo saldo il legame con la nostra identità e le nostre relazioni nel mondo reale.

Come scriveva Alan Turing, pioniere dell’informatica: “Propongo di considerare la domanda ‘Possono le macchine pensare?’”. Oggi potremmo riformularla: “Come possiamo assicurarci che le macchine pensanti servano l’umanesimo?” La risposta si trova nella nostra volontà di mettere l’umano al centro della rivoluzione digitale, non come utente passivo, ma come artefice consapevole e responsabile.

Bibliografia (forse con qualche errore? siate umanisti, controllate)

  • Floridi, L. (2020). Pensare l’infosfera. Raffaello Cortina.
  • Floridi, L. (2017). La quarta rivoluzione: Come l’infosfera sta trasformando il mondo. Raffaello Cortina.
  • Fuschetto, C. (2020). “Umanesimo dell’altro bit: intervista a Luciano Floridi”. Scienza in rete.
  • Chomsky, N., Roberts, I., & Watumull, J. (2023). “L’IA generativa manca fondamentalmente di comprensione”. New York Times, 8 marzo 2023.
  • Nida-Rümelin, J., & Weidenfeld, N. (2019). Umanesimo digitale. Un’etica per l’epoca dell’Intelligenza Artificiale. Franco Angeli.
  • Lévinas, E. (1972). L’umanesimo dell’altro uomo. Il Melangolo.
  • Turing, A. (1950). “Computing Machinery and Intelligence”. Mind, 59(236), 433-460.
  • Agamben, G. (2020). “A che punto siamo? L’epidemia come politica”. Quodlibet.
  • Buccellati, G. (2020). “Umanesimo digitale”. Vita e Pensiero.
  • Darwin, C. (1837-1838). Taccuini. Cambridge University Press.
  • Heidegger, M. (1956). La questione della tecnica. Mursia.
  • Tolentino, J. (2019). Trick Mirror: Reflections on Self-Delusion. Random House.
  • Brockman, J. (1995). La terza cultura. Oltre la rivoluzione scientifica. Garzanti.
  • Feyerabend, P. (1975). Contro il metodo. Abbozzo di una teoria anarchica della conoscenza. Feltrinelli.
  • World Economic Forum (2024). The Future of Jobs Report 2024. WEF.
  • Marconi, D. (2020). Il mestiere di pensare. Einaudi.

One response to “AI Generativa e Umanesimo Digitale”

  1. […] Stenvaag, S. (2025). “AI Generativa e Umanesimo Digitale: Come Rimanere Umani nell’Era delle Macchine Pensanti“. Salahzar’s Weblog, 29 aprile 2025. URL: https://salahzar.com/2025/04/29/ai-generativa-e-umanesimo-digitale/ […]

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